Per “Medicina Olistica” (dal greco “olos”: intero, globale) si intende un insieme di discipline, spesso diverse tra loro (Omeopatia, medicina cinese, tibetana, ayurveda, etc.), accomunate tuttavia da un medesimo approccio alla Salute: secondo queste discipline, infatti, ogni essere vivente (umano, animale o vegetale che sia) è visto come un organismo altamente complesso, costituito da un livello fisico (Corpo), da uno emozionale e da uno psichico (Mente). In altri termini, l’essere vivente viene considerato nella sua “globalità”, a differenza della Medicina Convenzionale (MC), che si limita a privilegiare il solo livello fisico. Questi differenti livelli non sono affatto separati, a mo’ di compartimenti stagni, come vorrebbe la MC, ma coesistono, comunicano tra loro e con l’ambiente circostante, di cui sono parte integrante.Il nostro stato di salute dipende, quindi, dalla armoniosa interazione tra tutti questi elementi, mentre lo stato di malessere/malattia nasce dalla rottura di questo equilibrio.  L’essere umano, per esempio, è il prototipo più evoluto di un Sistema vivente, ad alto grado di complessità, in cui Soma e Psiche interagiscono e si condizionano a vicenda. Psiche e Soma, cioè, sono due diverse facce della medesima realtà, di cui il terapeuta dovrà tener conto, tanto in condizioni di Salute quanto, a maggior ragione, in condizioni di Malattia: in quest’ ultimo caso, infatti, non ci si potrà limitare a raccogliere i sintomi che si manifestano esclusivamente a livello fisico ma bisognerà prendere in considerazione l’insieme dei sintomi e dei disturbi (fisici, emozionali, mentali) che compongono il quadro clinico complessivo di un determinato paziente. E’ questo il concetto di “Totalità” sintomatologica, su cui si basano discipline olistiche come l’Omeopatia e l’Agopuntura: un concetto che, per quanto osteggiato dalla componente più conservatrice del mondo accademico sta, tuttavia, guadagnando una popolarità crescente presso alcune discipline “di frontiera”, come le Neuroscienze, la biocibernetica e la PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia).

 

Un altro concetto olistico di fondamentale importanza è quello dell’ “individualizzazione”: ogni organismo, cioè, è diverso dall’altro e si esprime secondo modalità proprie, soprattutto in condizioni di malattia. Ogni paziente, quindi, tenderà a comunicare la propria sofferenza in modo diverso, “personale” rispetto ad altri pazienti, pur affetti dalla medesima patologia. Il medico dovrà tenere conto di tutte queste peculiarità al fine di elaborare la strategia terapeutica più idonea per “quel” determinato paziente, senza lasciarsi influenzare dalla diagnosi.

Da questo punto di vista, la diagnosi di malattia (o nosologica), su cui si regge l’ impianto culturale della MC, pur venendo accolta, viene superata ed integrata  dalla cosiddetta diagnosi “olistica” o “sistemica”. In tal modo è possibile preservare, esaminare e trattare il paziente nella sua globalità ed individualità. Prima ancora della Malattia, quindi, va curato il Malato, nella sua integrità psicofisica: se riusciamo a comprendere il nucleo profondo della sua sofferenza, allora saremo in grado di aiutare “quel” determinato paziente.

Tra anamnesi clinica e vissuto esistenziale, infatti, non esiste contraddizione ma, al contrario, estrema coerenza: i disturbi di un soggetto “parlano” di lui/lei, sono la “sua” storia personale.

Basta, quindi,  saper decodificare il linguaggio del paziente, soprattutto quello non verbale, così ricco di informazioni “inconsapevoli”, per comprendere come mai quel soggetto ha sviluppato un certo tipo di patologie.  Sono queste le basi teoriche e metodologiche su cui si fonda il cosiddetto “paradigma olistico”, o meglio, “sistemico” che, apparentemente, tende a contrapporsi a quello  tuttora dominante nel mondo scientifico ufficiale (“paradigma meccanicistico o riduzionistico”).

Quest’ ultimo, infatti, vede l’ organismo  vivente come un assemblaggio di organi/funzioni fondamentalmente separati tra loro e dal contesto in cui vivono ed, al tempo stesso, prevede una netta separazione tra Corpo e Mente. Proprio questa differenza di “paradigma” ha di fatto ostacolato, per lungo tempo, i rapporti tra il mondo biomedico ufficiale e quello  cosiddetto “alternativo” o “non convenzionale”, riducendo il libero confronto ad un dialogo tra sordi. Di fatto, aldilà delle differenze di impostazione metodologica, i due approcci possono coesistere e completarsi a vicenda. Sarà dunque la competenza del medico, insieme alla libertà di scelta del paziente, a determinare quale sia la strategia migliore da adottare, caso per caso.